Paragon: Meta e il Vaticano hanno scalfito la sovranità giudiziaria del Paese
Graphite, Paragon, social e TV: il sistema Italia tra sorveglianza, propaganda e crisi d’identità
Caro lettore,
mentre il governo Meloni cerca di reggere la barra in acque sempre più agitate, esplodono tre focolai che meritano attenzione: lo scandalo Paragon con le sue implicazioni internazionali e religiose, l’effetto “specchio distorto” dei social media sulla politica nazionale e, infine, la nuova geografia del consenso televisivo, dove Giordano sbanca e La7 arranca in consensi. Sono tutte facce di un’unica crisi di fiducia: tra cittadini e istituzioni, tra leader e piazza digitale, tra Stato e nuove sovranità.
Alla fine Matrice Digitale ha avuto ragione anche sullo scandalo Paragon. Era evidente che cosa sarebbe successo, perché analizziamo da tempo casi simili su scala globale mentre molti media hanno appreso da poco l’esistenza di Citizen Lab, Paragon Solutions e l’uso di spyware. Il software SPIA ha ottenuto la certificazione del COPASIR circa la correttezza delle intercettazioni, svolte secondo la legge. Restano però molti dubbi e interrogativi.
Premesso che la posizione del direttore di Fanpage sembrerebbe chiusa con un nulla di fatto (lo stesso interessato sta verificando), diversa è la prospettiva sull’origine della vicenda. In un momento in cui l’immigrazione in Italia è un problema aperto, l’opinione pubblica ha scoperto, tramite lo scandalo Paragon, che il Vaticano gestisce una propria ONG di soccorso in mare—voluta e finanziata da Papa Francesco con l’ex no-global Luca Casarini. Dentro l’organizzazione opera don Mattia Ferrari, voce emergente dell’ala globalista e progressista della Chiesa con Zuppi e Paglia in prima linea. Non è un caso che sia stato più volte ospite di Fabio Fazio e che pubblicamente abbia proferito parole di adesione al manifesto dei valori francesi e del Presidente Francese Emmanuel Macron.
Matrice Digitale ha già denunciato la posizione di Paolo Benanti che, insieme al professor Sebastiano Maffettone, si era scagliato contro Elon Musk sul tema migranti—un conflitto d’interessi, dato che Benanti difendeva, di fatto, l’operato di don Mattia Ferrari. Benanti è un emissario culturale del defunto Papa Francesco con incarichi di governo sull’Intelligenza Artificiale Italiana, grazie alla quale ha ottenuto un posto nelle Nazioni Unite ed è oramai considerato l’uomo Microsoft in Italia.
Intercettazioni legittime, ma a “persone sbagliate”
L’intercettazione di questi soggetti mostra l’interesse diretto del Vaticano nel soccorso migranti, ambito che può sfociare—secondo le indagini—in traffico di esseri umani. Da qui l’attenzione dei Servizi su Casarini e Caccia. Più serio è il caso di David Yambio, al quale Ferrari aveva prestato il telefono intestato a sé: proprio quell’utenza è finita sotto controllo e questo da chi osserva all’esterno non è un attacco al Vangelo, ma una compromissione grave dell’immagine del Santo Padre da parte dei suoi rappresentanti. La segnalazione di Meta, senza una prova forense certa, ha interferito con le indagini, portando i soggetti coinvolti a denunciare gli apparati dello Stato alla magistratura ordinaria pur essendo oggetto di un’inchiesta per traffico internazionale di esseri umani.
In questo contesto si inserisce il rigore del procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che ha ricordato come anche i giornalisti possano essere legalmente intercettati confermando in corso d’opera l’ipotesi formulata da Matrice Digitale che anche Cancellato potesse essere informato; le denunce ora al vaglio della sua Procura chiariranno i fatti, se potranno nel limite previsto dalla costituzione, di dare una spiegazione al caso Cancellato che non è stato spiato dai Servizi italiani, non c’è ancora prova forense della sua infezione e che potrebbe essere anche stato infettato da uno stato straniero.
Si apre anche un altra riflessione: adesso che la magistratura ha accertato la legittimità dei casi di Caccia, Casarini e Ferrari – Yambo, cosa farà?
Il clamore mediatico—alimentato dal direttore di Fanpage—ha spinto il Governo a interrompere i contratti con Paragon, scelta che Matrice Digitale ritiene un cedimento a pressioni esterne alla luce dei fatti che l’uso del software sia stato legittimo. Resta da chiedersi in un ragionamento superpartes se il COPASIR abbia davvero attestato ogni dettaglio oppure che siamo dinanzi ad una “pezza” politico istituzionale per placare le polemiche.
C’è una domanda da formulare adesso: da chi è stato sostituito Paragon?
Il nodo più delicato resta l’ingerenza di Meta, che notificando gli utenti senza prove definitive ha innescato la reazione di persone vicine al Vaticano—istituzione oggi influente anche presso il Governo Meloni e pur sempre uno stato straniero all’Italia. Così il caso Graphite diventa cartina di tornasole dei rapporti fra Roma e Santa Sede e, più in generale, fra sicurezza nazionale e poteri transnazionali delle big tech.
Matrice Digitale rivendica di aver previsto i rischi, ora confermati dal COPASIR. E osserva che il Governo Meloni, per mantenere gli equilibri interni e internazionali, ha sacrificato parte della sovranità investigativa. Sullo sfondo rimane il ruolo di John Elkann, imprenditore spesso in rotta con l’attuale establishment politico perché oppositore politico: vicino ora a Donald Trump grazie a Mark Zuckerberg, Elkann potrebbe mettere la Premier davanti a scelte complesse nei confronti di Meta e del suo attuale sodale collega americano in rotta con l’amico Elon Musk.
🛡️ Il caso Graphite e la legittimazione ambigua del COPASIR
Il caso Paragon non è solo un caso di intercettazioni: è lo specchio di un’intera architettura investigativa che fatica a stare al passo con la complessità geopolitica e tecnologica. Secondo l’inchiesta di Matrice Digitale e la relazione finale del COPASIR, l’uso dello spyware Graphite da parte dei servizi italiani (AISE e AISI) è stato formalmente legale. Tutto autorizzato: i contratti, le attivazioni, perfino le garanzie a tutela di giornalisti e attivisti.
Eppure qualcosa non torna.
Gli stessi nomi emersi nelle intercettazioni – Casarini, Caccia, Don Mattia Ferrari – rivelano l’intreccio tra intelligence, ONG finanziate dal Vaticano e attivismo globalista. Meta, avvisando gli utenti colpiti, ha di fatto sabotato un’operazione segreta, provocando la rescissione dei contratti con Paragon. Ma ciò che resta è ancora più inquietante: è stata sacrificata la sovranità investigativa italiana per placare lo scontro mediatico e internazionale? Il COPASIR chiude il dossier, ma lascia aperti quattro nodi: controlli giudiziari insufficienti, problemi di distruzione dei dati, ingerenza delle big tech e un controllo parlamentare ancora troppo debole.
Leggi l’articolo sulla relazione del Copasir
📱 Il ritorno dei “social killer”: Renzi, Conte e Schlein incalzano Meloni
Il report di maggio firmato da Matrice Digitale mette in luce un cambio di passo nei rapporti di forza sui social. Giorgia Meloni domina per volume assoluto, ma l’opposizione sta affinando l’arte della comunicazione. Renzi è il più produttivo, Conte il più condiviso, Schlein — pur meno attiva — ottiene più attenzione del PD stesso. I numeri parlano chiaro: 312.616 tweet, oltre 5 milioni di like, e una crescita progressiva della presenza online di volti che rappresentano una sfida politica reale.
I dati suggeriscono che l’efficacia digitale del governo Meloni è in calo, mentre l’opposizione conquista spazi e linguaggi, spesso più vicini agli umori della rete. La Lega e Forza Italia faticano, Tajani in particolare appare fuori sincrono. Ma è il sentiment a essere più rivelatore: Calenda, Meloni e Schlein sono ai vertici della percezione positiva, mentre Tajani, Bonelli e Fratoianni registrano un sentiment prevalentemente ostile. La destra tiene, ma non convince più come prima.
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📺 In TV vince la provocazione: Giordano primo, Formigli resiste, Porro crolla
Sui canali generalisti, “Fuori dal Coro” di Mario Giordano è la vera sorpresa: domina su tutti gli indici di viralità e gradimento. Perde terreno Nicola Porro, calano i numeri di La7, mentre Corrado Formigli mantiene il consenso grazie alla forza del dibattito politico di “Piazzapulita”. Il pubblico cerca radicalità, identità forti e polarizzazione: la televisione, pur in crisi, riesce ancora a riflettere e influenzare l’umore collettivo.
Gli influencer più menzionati non sono solo politici: accanto a Meloni, Renzi e Conte troviamo Fabrizio Romano, Alessandro Orsini, Elio Vito. La rete resta una giungla dove il brand personale vale più del partito, e dove l’engagement si misura in like più che in voti.